lunedì 30 maggio 2016

Di Genere si muore


Sara è morta, bruciata viva, da sola nel cuore della notte. Sara, che sembrava essere uscita dalla saga di Harry Potter, tanta la sua somiglianza con Luna, si è resa colpevole – in questa società malata al maschile – di aver detto di no all'uomo con cui non voleva più stare, che non amava più, che non poteva più essere il suo progetto di vita. Sara era bellissima, come lo sono tutte le ragazze. Sara era libera di scegliere come vivere, invece un uomo malato ha deciso per lei come doveva morire.

Non bastano leggi contro lo stalking ed il femminicidio, non bastano le associazioni che denunciano le violenze di genere, non bastano gli appelli come non basta la conta delle donne morte per mano di un uomo dall'inizio dell'anno. Il femminicidio, è un problema culturale degli uomini, una malattia mentale che colpisce il genere maschile fin da bambini, complice l'educazione e il menage familiare. Incontriamo fuori dalle scuole e nei parchi: piccoli uomini che ambiscono il potere sulle piccole donne, “non vestirti così – non uscire con” ed anche qualche spintone e uno schiaffo.
Il femminicidio è un problema degli uomini e questi in prima persona devono farsene carico. E' anche, per gli aspetti pratici, un problema delle donne e queste devono farsene carico.
Quando io mi batto pubblicamente perché ogni quartiere sia a misura di donna, nonostante i sorrisini e gli sbuffi, voglio che tutti comprendano quanto un luogo strutturato per le donne sia adeguato per tutti, quanto la cultura possa vincere sul pressappochismo e sull'idiozia, sulla violenza, sull'ineducazione ai sentimenti ed al rispetto di genere.
Se questo non lo capiranno gli uomini e le donne che si apprestano ad amministrare i municipi piangeremo ancora le nostre Sara, una ogni tre giorni, come oggi.

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