sabato 5 gennaio 2019

FATE I BRAVI

Se ripenso alle parole di Papa Francesco non posso non credere che lui, il Papa in persona, non abbia letto un capolavoro di John Niven: “A volte ritorno” e che quella sua lunga omelia sui falsi cattolici, sui disumani frequentatori di templi, sui coglioni travestiti da credenti e da battitori di petto (sport meno faticoso del baseball, sport in cui il capitano – avete capito di chi parlo -  è il leader del gruppo), quella lunga omelia, dicevo, non sia stata una recensione del libro (il libro, non il film).

Certo, il linguaggio di Francesco è quello di un gesuita che siede anche sulla poltrona giusta per cazziare a destra (soprattutto) e a manca, molto dissacrante è invece il linguaggio di Niven.

La terra è andata in malora, il senso degli insegnamenti religiosi è andato a farsi benedire, tutto si svolge in riti che mascherano faide, in divieti che all’occasione è possibile trasformare in peccati che si assolvono con una litania “mio dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore”, in adorazioni nei templi assediati dal mercato dei farisei.

Sicuri che Mosè non abbia ceduto a “manie di protagonismo”? Sicuri che Mosè non abbia interpretato una frase minima che tutto comprende?

C’è solo un comandamento, dice Niven: fate i bravi.
C’è solo un comandamento, dice Papa Francesco: fate i bravi.
Un solo, semplice, esplicito, indubitabile comandamento: fate i bravi.