giovedì 5 maggio 2016

La prima volta (di tanti)



Tanti giovani si apprestano a votare per la prima volta e lo faranno per la propria città e per il territorio municipale dove vivono, hanno amici, frequentano la scuola. La maggior pate dei ragazzi e delle ragazze non sono politicizzati, non come lo eravamo noi alla loro età. Egualmente le loro famiglie sono distanti dalla politica anche e soprattutto nell'esercizio del diritto/dovere del voto.
Assenteisti nella politica.

Intorno a noi esiste solo una aggregazione giovanile di stampo fascista, quella di CasaPound, i cui adepti mi risultano (i social lo manifestano) essere portatori di un pensiero che viene dall'alto come un'unzione divina e sul quale non ci sono commenti ed elaborazioni. Copio, incollo. Probabilmente fieri di una appartenenza settaria perché questa è necessità umana: appartengo, dunque sono.
Tutti gli altri neo diciottenni hanno inconsciamente chiaro che il futuro, il loro, è immerso nella nebbia. Non è vero che non esiste: è un reale che si manifesta opacizzato. Proprio per questo la politica ha il dovere di parlare con loro, di costruirgli attorno il risveglio della città, degli spazi, dell'appartenenza e della bellezza, ed insieme di accrescere motivazioni etiche perché si riapproprino convintamente della cittadinanza attiva, a cominciare dall'essere elettori.

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