domenica 8 maggio 2016

“Siamo finiti in carcere”


Siamo finiti in un carcere. Così John Berger definisce la condizione del mondo di oggi.
Ma un mondo che cade a pezzi può essere salvato dalla catastrofe finale? Io dico si sì.
Fino ad oggi per raccontare la nostra rabbia abbiamo usato la protesta, individuale, di gruppo, globale. Le proteste sono sempre rimaste silenti. Al termine di un percorso ogni corteo ripiega le sue bandiere e tutti tornano a casa per ritrovarvi le cose esattamente come le avevano lasciate.
Oggi la protesta fine a se stessa è solo un accavallarsi di passi e di voce se non la accompagnamo ad un processo di ricostruzione.
Ricostruire è la nuova parola d'ordine.
Ricostruire è essere giardinieri del proprio mondo.
Ricostruire è la nuova possibilità.

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