mercoledì 6 ottobre 2021

AD MAIORA

AD MAIORA   

Siete in tanti a chiamare e chiedere “com’è andata?”. Siamo tutti in attesa dei risultati ufficiali, aspettiamo con pazienza e senza ansia da prestazione, con la consapevolezza che i voti ricevuti non sono niente prima di concludere questa tornata elettorale.

Allora la sola cosa che possiamo fare, da subito, è continuare la campagna elettorale fino alle date del ballottaggio e portare DanieleTorquati alla vittoria nel XV Municipio di Roma. 

Se non vince Torquati non vince nessuno, già lo avevo detto, quindi nulla di nuovo. Però, comprendetelo profondamente: quando dico non vince nessuno non intendo parlare dei soli candidati ma soprattutto dei cittadini.

Quindi datevi tutti da fare, parlate con gli indecisi e soprattutto con gli astenuti del primo turno: votare è un esercizio di democrazia, è il diritto di protestare durante il mandato, è il coraggio di raccontare la stanchezza di questi ultimi cinque anni. 

Questa storia del “sono tutti uguali”, “la politica mi ha stufato”, “siamo stanchi di parole” è solo una giustificazione per non governare la vostra assunzione di responsabilità. Ve lo dico con il cuore: stiamo uscendo da una pandemia che ha messo in ginocchio tutto il mondo e queste elezioni somigliano a quelle di un dopoguerra, cinque anni di amministrazione hanno ucciso la città e c’è tanto da ricostruire, anche la pazienza, la fiducia e la fede devono essere ricostruite.

Essere presenti è il compito di tutti, altrimenti è come essere quello che butta la carta per terra e poi si lamenta che la città è sporca. Ciascuno faccia la sua parte. E la parte di ogni cittadino non sta nel protestare dopo, ma nel pretendere oggi. Puoi pretendere solo se fai anche tu la tua parte: andare a votare.

Ai genitori dico: insegnate ai vostri figli l’esercizio della democrazia del voto, pretendete che sentano forte l’emozione della loro prima volta. E date il buon esempio.

L’anti-politica ed il non-voto non si equivalgono

Roma è diventata una città triste e nessuno sa più che essere cittadini è un lavoro bellissimo

Non arrendetevi!.


In ultimo, ma non per ultimo, voglio dire grazie già da ora a chi mi ha dato il suo voto. Vi conosco tutti, uno per uno e vi ringrazio uno per uno. Non so quale sarà il risultato. So solo che sono felice di avervi ritrovati dopo un anno e mezzo terribile e inenarrabile, cercandovi palazzo per palazzo, casa per casa ed essere stata accolta come una di famiglia. Grazie per avermi dato la possibilità di rientrare nel mondo (voi sapete perché) e di aver avuto attraverso voi l’occasione di dare il mio piccolo contributo per restituire nuova luce a Roma.

Ad maiora.


venerdì 1 ottobre 2021

LO DOBBIAMO A TUTTE LE DONNE

 LO DOBBIAMO A TUTTE LE DONNE

Era la notte fra il 29 e 30 settembre 1975 quando Rosaria Lopez e Donatella Colasanti furono stuprate e torturate in una villa del Circeo da tre ragazzi della Roma bene, dei quali nessuno ha mai pagato fino alla fine per quei reati. Rosaria Lopez morì per le torture subite e Donatella Colasanti riuscì a sopravvivere fingendosi morta.

Le immagini dei giornali di quel giorno sono impresse nella mia memoria, così come le parole dette in quel lungo e terribile processo. Fu allora che iniziai a fare politica per le donne, dal liceo alla Casa delle Donne, dalle Associazioni femministe a quelle mono-genitoriali, dallo SNOQ al ruolo di responsabile delle Politiche di Genere nel Partito Democratico del XV Municipio.

Ascolto, leggo, interrogo e mi emoziono quando ho la certezza che un cambio di rotta è stato fatto. 

Mi dispero quando so con consapevolezza che è stato fatto troppo poco, che per ogni cento passi di una donna ce ne vorrebbero mille, che nonostante abbiamo oltrepassato il terzo millennio, sembra troppo spesso di essere al punto di partenza, che le donne vengono stuprate e molestate ogni giorno, che il femminicidio è uno dei mali più grandi di questa società, che le leggi non bastano e che la gravità della condizione femminile è sentita in maniera differentemente nei quartieri borghesi e nelle periferie povere e a fare da muro è sempre l’assenza di cultura e la stanchezza di combattere stereotipi e culture patriarcali.

Uno dei motivi forti che mi ha spinto a candidarmi è stato proprio questo: dare voce alle donne, essere la voce di tutte le donne che ho ascoltato in questi lunghi anni.  

Racconti di sopraffazioni e violenze dentro e fuori la famiglia, di obbligo di scelte e di scelte impossibili, delle madri sole, dei ricatti nel lavoro e soprattutto di questa divisione medievale fra chi abita in un quartiere e chi in un altro, in una città che alimenta la differenza della qualità della vita per le donne.


Ecco perché ho presentato a Daniele Torquati il PATTO POLITICO E IMPEGNO DI PROGRAMMA DEL MUNICIPIO XV SULLE POLITICHE DELLE DONNE E PER LE

DONNE.

L’altro impegno è di riattivare la Commissione delle Elette, sciolta da questa amministrazione comunale. 

In ultimo, ma non per ultimo, mi batterò perché in ogni municipio, a cominciare dal nostro, sia presente la figura istituzionale della Delegata alle Politiche di Genere che avrà il compito di verificare il Bilancio di Genere e di essere figura di raccolta di ogni azione politica nonché affidataria dei bisogni e delle necessità delle donne.

Parlare di donne non serve se non si agisce concretamente mettendo in campo persone ed azioni pragmatiche. 

A Rosaria, a Donatella, alle donne stuprate e a quelle uccise, alle donne di oggi che lottano ogni giorno, alle bambine ed alle ragazze: glielo dobbiamo.

giovedì 30 settembre 2021

LA MEGLIO GIOVENTU' NELLE EX BORGATE

LA MEGLIO GIOVENTU' 

 

I ragazzi, le ragazze, la gioventù… Eravamo migliori? No, vivevamo in un mondo diverso, davvero un altro mondo. E questo mondo diverso è quello che abbiamo costruito per loro e che gli lasciamo in eredità. 

Sapete cosa c’è in questi giovani? 

Una cosa che noi non sappiamo più dove abita: la lealtà, che trasformata in vita quotidiana significa solidarietà e affetti. 

Ieri ne ho incontrato uno di questi ragazzi. Lo conosco da tanti di quegli anni che stento a crederci. Mi ricordo un pomeriggio ad insegnargli “In morte del fratello Giovanni”, a cancellare quell’accento romano del “me vedrai seduto” in “mé vedrai seduto”. Ricordo pomeriggi e serate e cene a parlare con lui e con tutta quella meglio gioventù che affollava la mia casa. Si cominciava con Totti per passare alla scuola, poi da una ricetta di cucina agli amori e dalla vita in famiglia a quella nel mondo. Adesso sono uomini e donne, giovani uomini e giovane donne, con le idee chiare sul loro futuro, sulle scelte degli studi, sulle strategie da mettere in campo… 

La politica però non è entrata nella loro pelle. 

“Non ce voglio andare a votare, mi hanno deluso. Tutti solo promesse, bei discorsi elettorali e poi spariscono dentro le loro stanze per curarsi di piccole cose. Lo hai visto ‘sto quartiere, Stefà? Hai visto com’è ridotto? A Fosso del Poggio si sono affittati pure i negozi ed i garage per case, hanno costruito quattro muri dentro ai giardini e li hanno affittati. E dentro c’hanno messo gli stranieri, gli chiedono l’affitto a nero e tutti stanno muti. E il parco? Da ragazzini era la nostra seconda casa, adesso non ci si capisce niente e tutti sanno dove si compra la droga e chi la spaccia, come se non bastasse la monnezza che ci troviamo dappertutto. E chi devo votare? Perché li devo votare? Nessuno viene mai a vedere che succede...
 

E come darti torto? 

Ma, c’è un modo per fare la differenza. E quel modo è proprio andare a votare. Questo è il mondo che noi adulti vi stiamo lasciando e solo voi sapete che è ora di dire basta. Sta a voi fare la differenza. Sta a voi mandare a casa i peggiori e sempre a voi spetta il compito di capire chi dalle elezioni cerca uno stipendio e chi ci mette anima e cuore. Se non lo fate voi, chi lo fa? I vecchi tromboni di apparato che vengono istruiti a votare o le vecchie signore che glielo ha detto il marito? Tu hai ragione ma se non vai a votare poi non hai diritto di lamentarti perché la tua assenza in cabina fa vincere gli altri, i peggiori. Alla vostra età dovete dichiarare che siete stufi, non basta più dirlo. E se lo vedete quello che c’è attorno, se ne riconoscete i limiti e gli errori avete il dovere morale di essere il partito del “fino qui e non più oltre”.
 

“Ci andrai a votare?”
“Sì, voglio fare la differenza. Ma non so se ti voterò!”
“Non importa. Vai a votare, questa è la mia vittoria”.


venerdì 24 settembre 2021

LE POLITICHE SOCIALI PRIMA DI OGNI TSUNAMI


Guardiamoci attorno. Due sono le percezioni che abbiamo rispetto alla pandemia. Una è la sensazione che essa sia stata un grande acceleratore di processi, uno fra tutti il bisogno di fare comunità. Costretti a trascorrere la maggior parte del tempo a casa, abbiamo usato i nostri quartieri per ogni necessità: dalla passeggiata con la “complicità” del cane fino alla spesa nei negozi di prossimità, trasformando anche i quartieri “dormitorio”, che hanno ritrovato una funzione ed una funzionalità a misura d’uomo.


L’altra percezione è quella di un vuoto che, considerato in concreto, ha risvegliato il predominio della paura di non riuscire a tornare alla normalità individuale del presente e ad un risveglio collettivo del futuro. 


Guardiamoci attorno. Nonostante gli sforzi di ciascuno e di (quasi) tutti, i nostri quartieri sono spenti. Le saracinesche d
i ormai troppi esercizi commerciali sono abbassate per sempre, con tutto quello che ne consegue in termini di politiche del lavoro ed economiche: non solo i grandi numeri, bensì le famiglie, cioè le persone.
 

Manca poco, pochissimo. Fra breve finirà la stagione dei sostegni e ci ritroveremo in uno tsunami sociale di enormi dimensioni. Terminerà il blocco dei licenziamenti, il blocco degli sfratti e molti saranno costretti a chiedere ai figli di smettere di studiare, attivando così i grandi numeri della dispersione scolastica.

Cosa facciamo oggi per questo futuro prossimo? Cosa stiamo programmando di fare?
 

Facciamo attenzione ai programmi elettorali.

Le politiche sociali saranno il riflettore politico primario e non possiamo trovarci impreparati. 

Velocizzare i tempi di aiuto è l’importanza primaria: la povertà non conosce la misura del tempo. 

Sburocratizzare le modalità di richiesta di aiuto è l’importanza primaria: la povertà non conosce l’educazione servile dei formalismi.


mercoledì 22 settembre 2021

LA SOSTENIBILITA' DELLA PERSONA

LA SOSTENIBILITA' DELLA PERSONA 

 

Per tre italiani su quattro la sostenibilità è un valore che la pandemia non ha sminuito. E’ quanto emerge dai risultati di uno studio dell’Osservatorio Nazionale sullo Stile di Vita Sostenibile curato da LifeGate.

L’indagine ha coinvolto diversi aspetti della sostenibilità legati ai comportamenti corretti: il 45% ha limitato l’uso della plastica, il 25% usa mezzi di trasporto poco inquinanti, il 45% si dice disposto ad acquistare prodotti locali e italiani.

Dunque la sostenibilità è una parola che attraverso buone pratiche sta diventando azione sempre più contagiosa. Ma cos’è davvero la sostenibilità urbana? E come si inserisce in un progetto politico? 

Sostenibilità è riferibile a qualcosa che può essere affrontato attraverso azioni che devono conciliare il presente senza compromettere il futuro. Sostenere, appunto.

Sostenibilità è un senso di responsabilità verso tutte le forme di vita che sono legate alle comunità.

Per questo non possiamo parlare solo di ecologia e di comportamento eco-sostenibile. Oltre alla dimensione ambientale dobbiamo “sostenere” quella sociale, dell’essere umano di oggi nella prospettiva del futuro e delle generazioni future.

La sostenibilità deve essere la definizione del benessere, altrimenti è un filosofeggiare che inutilmente servirà ad agglutinarsi al vivere di tutti e di ciascuno. 

Se la politica dimenticherà di mettere al centro del proprio interesse la persona sarà solo un farneticare di eletti e candidati che hanno imparato a memoria solo un capitolo della lezione della storia del mondo.

HAIKU LIBERI PER ROMA

HAIKU LIBERI PER ROMA
 
 
Capo del mondo
reclinata sul fianco.
Piango la morte.
 

La poesia Haiku è la poesia della letteratura giapponese, è la forma poetica di diciassette sillabe su uno schema 5-7-5. E' anche la sintesi di troppe parole usate vanamente, come nell'oratoria e come nei discorsi elettorali. 
 
E' espressione di un pensiero senza condimento di aggettivi, più vicina all'immagine che al linguaggio.
 
Vorrei riempire le bacheche di tutti con immagini fatte di parole, alla maniera Haiku, per parlare di una città e della sua resurrezione: il rialzarsi etimologico, la rinascita, il senso dell'immortalità che Roma, la nostra Roma, porta con se da millenni.
 
Diamoci da fare.

sabato 18 settembre 2021

LA PERCEZIONE DISTORTA DEI CRIMINI CONTRO LE DONNE

LA PERCEZIONE DISTORTA DEI CRIMINI CONTRO LE DONNE


La Palombelli ha superato se stessa. Non è nuova a esternazioni da far accapponare la pelle. Si è ripetuta tante volte contro le donne a favore degli uomini in situazioni limite. Quello che ha esternato oggi, in televisione, in fascia non protetta, in un programma nazionalpopolare, è il superamento della legalità. Ben vengano tutte le proteste che sono arrivate da ogni parte, ma non basta.

In un paese dove ogni 72 ore una donna muore per mano di un uomo, quasi sempre marito, compagno, fidanzato o ex o quasi ex, dove ci sono stati 83  femminicidi da inizio anno e 7 negli ultimi 10 giorni,  dove ogni 131 minuti una donna denuncia una violenza sessuale subita, cioè una media quotidiana di 11 stupri ed abusi non taciuti a cui devono sommarsi tutti i reati non denunciati, dove ogni mese sulle scrivanie della direzione centrale di polizia criminale si conta una somma di 300 nuovi fascicoli nuovi, in questo paese la Palombelli parla ed è libera di parlare.

In un paese dove le vittime di reati sessuali al di sotto dei 18 anni sono oltre il 70% del totale, dove gli stupri di gruppo sono in salita arrivando al 93% del 2020 contro l’83% dell’anno precedente, dove nei primi quattro mese del 2021 le giovani e giovanissime sono il 100% delle vittime di due o più stupratori, dove la nazionalità predominante dei predatori sessuali è italiana con il 72%, in questo paese la Palombelli parla ed è libera di parlare. 


Per una come me, per tante come me, è difficile parlare di politiche femminili ad ogni piè sospinto. Sembra che l’argomento “condizione e discriminazione di genere” debba essere relegato alla sociologia, alle scienze comportamentali, all’antropologia, alla giurisprudenza e mai alla politica. Sono discorsi che vi annoiano, che annoiano i maschi e spesso anche le donne.

E se vi annoiano siete complici delle esternazioni della Palombelli.

E se non chiedete alla politica di fare quel salto di qualità nelle sue azioni, siete ugualmente complici.

Se non pretenderete un cambio di rotta nel sistema culturale, siete complici.

Non bastano le leggi, servono pene certe.

Non bastano le leggi, serve fare un salto qualitativo che si traduce nella possibilità di trasformarci in un paese civile.

Ancora più necessario laddove ci sono donne che, da luoghi di potere, giustificano i reati contro le altre donne. 

E questo è tristissimo: finché ci sarà una Palombelli, ci sarà la percezione distorta dei crimini contro le donne ed ogni battaglia dei nostri diritti sarà sempre all’inizio.