LA MEGLIO GIOVENTU'
I ragazzi, le ragazze, la gioventù… Eravamo migliori? No, vivevamo in un mondo diverso, davvero un altro mondo. E questo mondo diverso è quello che abbiamo costruito per loro e che gli lasciamo in eredità.
Sapete cosa c’è in questi giovani?
Una cosa che noi non sappiamo più dove abita: la lealtà, che trasformata in vita quotidiana significa solidarietà e affetti.
Ieri ne ho incontrato uno di questi ragazzi. Lo conosco da tanti di quegli anni che stento a crederci. Mi ricordo un pomeriggio ad insegnargli “In morte del fratello Giovanni”, a cancellare quell’accento romano del “me vedrai seduto” in “mé vedrai seduto”. Ricordo pomeriggi e serate e cene a parlare con lui e con tutta quella meglio gioventù che affollava la mia casa. Si cominciava con Totti per passare alla scuola, poi da una ricetta di cucina agli amori e dalla vita in famiglia a quella nel mondo. Adesso sono uomini e donne, giovani uomini e giovane donne, con le idee chiare sul loro futuro, sulle scelte degli studi, sulle strategie da mettere in campo…
La politica però non è entrata nella loro pelle.
“Non ce voglio
andare a votare, mi hanno deluso. Tutti solo promesse, bei discorsi
elettorali e poi spariscono dentro le loro stanze per curarsi di
piccole cose. Lo hai visto ‘sto quartiere, Stefà? Hai visto com’è
ridotto? A Fosso del Poggio si sono affittati pure i negozi ed i
garage per case, hanno costruito quattro muri dentro ai giardini e li
hanno affittati. E dentro c’hanno messo gli stranieri, gli
chiedono l’affitto a nero e tutti stanno muti. E il parco? Da
ragazzini era la nostra seconda casa, adesso non ci si capisce niente
e tutti sanno dove si compra la droga e chi la spaccia, come se non
bastasse la monnezza che ci troviamo dappertutto. E chi devo votare?
Perché li devo votare? Nessuno viene mai a vedere che succede...
E come darti torto?
Ma, c’è un modo per fare la differenza. E quel
modo è proprio andare a votare. Questo è il mondo che noi adulti vi
stiamo lasciando e solo voi sapete che è ora di dire basta. Sta a
voi fare la differenza. Sta a voi mandare a casa i peggiori e sempre
a voi spetta il compito di capire chi dalle elezioni cerca uno
stipendio e chi ci mette anima e cuore. Se non lo fate voi, chi lo
fa? I vecchi tromboni di apparato che vengono istruiti a votare o le
vecchie signore che glielo ha detto il marito? Tu hai ragione ma se
non vai a votare poi non hai diritto di lamentarti perché la tua
assenza in cabina fa vincere gli altri, i peggiori. Alla vostra età
dovete dichiarare che siete stufi, non basta più dirlo. E se lo
vedete quello che c’è attorno, se ne riconoscete i limiti e gli
errori avete il dovere morale di essere il partito del “fino qui e
non più oltre”.
“Ci andrai a votare?”
“Sì,
voglio fare la differenza. Ma non so se ti voterò!”
“Non
importa. Vai a votare, questa è la mia vittoria”.
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