Fertility
day. Insomma una festa, non solo per le tante donne che vivranno una
massima ovulazione il 22 settembre bensì una festa per tutte le
donne in esaltazione del loro ruolo biologico che nei secoli,
attraverso la cultura cattolica e buona parte di quella laica, ha
sancito l'unica superiorità considerabile e apprezzabile delle donne.
Il
medievalismo alle porte lo abbiamo già fatto entrare. Da tempo. In
questa società dei pochi pensieri, delle pochissime voci libere e
della cultura al ribasso, la politica ripropone la maternità
nazionalista e pro-nazionalista: il primo passo verso la politica in
difesa della razza.
Il
fascismo l'Italia lo ha già vissuto. Non è stata una belle
esperienza, soprattutto per le donne. Le politiche femminili del
ventennio si sono basate (cfr Franca Bimbi, Le madri sole) sull'esaltazione della donna madre e nutrice:
- Il
forte orientamento all'intervento pubblico sulla procreazione.
- La
differenziazione delle donne attraverso l'accentuazione del ruolo
materno.
-
L'esclusione della cittadinanza politica delle donne e la
discriminazione nel mercato del lavoro e nell'istruzione.
- Il
tentativo di definire il matrimonio e la procreazione come beni
pubblici.
Ecco:
“beni pubblici”, tenete a mente questa definizione che oggi
ritorna come slogan di una campagna pubblicitaria. La donna, oggi,
nel 2016, nel terzo millennio, nella società del fancazzismo e del
benaltrismo, riemerge ed acquisisce una identità sociale attraverso
l'essere madre e nutrice: date figli alla patria, dateli da giovani,
giovanissime, fatevi spose e rimaneteci perché attraverso la vostra
rinuncia al lavoro esterno ci sarà più lavoro per tutti (gli
uomini).
La
Ministra Lorenzin, che partorendo è stata definita “primipara
attempata” e per questo deve aver molto sofferto, è una donna che
non vive in questo mondo. Io ne ho viste di ragazzine gravide a 16,
18, 20 anni. Hanno partorito e sono sole. Hanno voglia di scuola, di
divertimento, di essere coetanee delle loro coetanee, invece non
possono. E' stato vietato l'aborto, la consapevolezza della
contraccezione, la scelta, la possibilità. Bambine che crescono
bambini senza padri. Future donne senza futuro. Perché, cara
Ministra, fare un figlio non è uno slogan. Contro quella cultura
arcaica e patriarcale le donne hanno occupato le piazze, parlato di
autodeterminazione, si sono ribellate. E oggi? Mediocrità non può
essere politica. Fare i figli per la patria non è politica. Non
conoscere la vita non è politica. La mia ovulazione non è politica.
I figli costano e non sono giocattoli. Costano tempo e fatica e
soldi. Viviamo in un Paese in cui l'welfare è stato cancellato, in
cui le politiche sociali hanno trasformato le donne in caregivers e
le famiglie di origine in supporto sociale, in cui le madri sole sono
il 17% della popolazione e rientrano nelle statistiche di povertà
insieme ai loro figli.
Siamo
un paese di vecchi? Risolviamo il problema con politiche che aiutino
la scelta di maternità e paternità, come nel resto dell'Europa. Ma
non mettiamo ovuli e ovulazioni in piazza in difesa della razza.
Io sono mia. Oggi come allora. Sono mia, contro gli uomini e contro le donne come lei.
Io sono mia. Oggi come allora. Sono mia, contro gli uomini e contro le donne come lei.
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